Durante la Seconda Guerra Mondiale, in un’Europa stretta dalle tenebre, un uomo coltivava un “canto” apparentemente privato, destinato a una cerchia ristretta di amici amanti di storie particolari. Quel “canto”, Il Signore degli Anelli, contro ogni previsione, si è trasformato in una delle storie più amate della letteratura di tutti i tempi, capace di toccare il cuore di milioni di lettori di ogni età, cultura e professione.
Inizialmente criticata, accusata di “fuga nel passato”, l’opera di Tolkien ha saputo rispondere a una segreta esigenza dell’uomo del Novecento. Tolkien non mirava all’attualità o all’originalità, ma semplicemente al vero e al bello. Proprio in questa sua “non pretesa” risiede il suo conforto, poiché ci ri-espone all’unico orizzonte che conta davvero, liberandoci dalla “prigione del materialismo” che ci soffoca. La sua non è una fuga codarda, ma la fuga di chi è ingiustamente imprigionato e lotta per riconquistare l’autentica libertà. Le grandi opere letterarie, come quelle di Tolkien, ci liberano da una visione ottusa e chiusa della realtà.
L’eroismo degli inadatti
La vera genialità del Signore degli Anelli risiede nella scelta dei suoi protagonisti: gli Hobbit, “mezzi uomini” inventati di sana pianta da Tolkien. In un’epoca segnata dalle figure del superuomo, Tolkien ci presenta eroi inattesi, non dotati di particolari forze o saggezze, ma con un cuore capace di dire “sì” all’avventura. Attraverso Frodo e i suoi compagni, Tolkien ci mostra che il mondo non è cambiato dall’eroismo della volontà, ma dall’eroismo della dedizione e dell’amore. Ognuno di noi può ritrovarsi in Frodo, consapevole che anche la parte più piccola può essere decisiva.
Il mantello di Frodo
Un tema centrale nell’opera di Tolkien è la contrapposizione tra la conoscenza per quantità (propria del male, come Sauron con il suo “occhio” onniveggente) e la conoscenza per qualità (basata sull’amore, sull’amicizia e sulla comprensione profonda). Nonostante la sua immensa potenza, Sauron non riesce a vedere Frodo perché la vera conoscenza non si basa sulla quantità, ma sulla qualità e sull’amore. La “follia” degli eroi, il loro muoversi per amore, diventa il mantello che li nasconde agli occhi del nemico.
L’amore come forza protettrice
Il sacrificio fisico compiuto per proteggere chi si ama è un filo conduttore fondamentale nel Signore degli Anelli.
Sono tutti esempi di un amore che si fa azione, che si interpone tra il bene e la minaccia. Questa “sinfonia” dell’amore culmina nel sacrificio di Frodo, sostenuto dall’amicizia di Sam, che permette al bene di trionfare.
La Pietà
L’atto di pietà si rivela ancora più potente dell’eroismo. Frodo non riesce a distruggere l’Anello con la forza della sua volontà; è la sua pietà verso Gollum a permettere, in modo impensabile, la sua distruzione. Questo episodio riflette un principio fondamentale: la capacità di perdonare e di avere compassione può portare a risultati inaspettati. La pietà, in questo contesto, è vista come una partecipazione a qualcosa di più grande.
Andata e ritorno
Il viaggio di Frodo è un “andata e ritorno“, ma il ritorno non è un ritorno all’innocenza perduta. Le ferite subite durante il cammino rimangono. Questo è un tratto di potente realismo: le esperienze, sia positive che negative, ci cambiano profondamente. Ma Tolkien offre anche il “dono delle lacrime giuste”. Non tutte le lacrime sono un male, perché sono le lacrime delle ferite più profonde che ci fanno crescere in statura morale e ci spingono a cercare un riposo che non si trova nella “Terra di Mezzo”.
La speranza oltre il mondo
Sam torna alla sua vita quotidiana, ma la coltiva con occhi nuovi, consapevole della vastità dell’orizzonte in cui si svolge la sua esistenza. Frodo, invece, parte per le Terre Immortali, alla ricerca di un bene più grande. La storia d’amore tra Aragorn e Arwen incarna la rinuncia all’immortalità per amore della mortalità. Anche di fronte alla morte, Aragorn sussurra ad Arwen parole di speranza: “non siamo vincolati per sempre a ciò che vive entro i confini del mondo“. Nel momento del massimo dolore, Arwen grida “Estel” (speranza), rivelando che proprio nel pianto per ciò che sembra perduto risiede la speranza di un nuovo incontro.
La Luce di Eärendil
La luce di Eärendil, la fiala che Frodo porta con sé, simboleggia la compassione divina che non lascia l’uomo solo nella lotta contro il male. È il segno che la bellezza eterna è scesa a farci compagnia, offrendo un primo segno di guarigione alle ferite del nostro cuore.
Tolkien autore trasversale
L’opera di Tolkien si rivela molto più di un semplice racconto fantasy. È un viaggio nel cuore dell’esistenza umana, un’esplorazione dei temi universali dell’amore, del sacrificio, della perdita e della speranza, capaci di risuonare profondamente con il lettore di ogni tempo. Prendere in mano un libro di Tolkien è un’ottima occasione per intraprendere questo viaggio inaspettato nel cuore della verità e della bellezza.
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