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La Torre di Babele 07/04/2025

Cari lettori, se vi siete persi la puntata del 12 aprile 2025 de La Torre di Babele su La7, preparatevi a un intenso viaggio intellettuale che ha spaziato dalle fondamenta della fede cristiana alle intricate dinamiche del potere geopolitico contemporaneo. La trasmissione ha ospitato lo scrittore spagnolo Javier Cercas e il giornalista Ezio Mauro, offrendo spunti di riflessione su religione e politica.

La serata si è aperta con Javier Cercas, autore del libro Il folle di Dio alla fine del mondo. Cercas ha raccontato la genesi della sua opera, nata da un invito del Vaticano a seguire Papa Francesco nel suo viaggio in Mongolia. Ne è nato un libro che non si limita ad essere un mero resoconto di un viaggio papale esotico, ma un prezioso scrigno di riflessioni sullo stato attuale dell’istituzione ecclesiastica.

Il cuore dell’intervista a Cercas si è concentrato su alcune punti fondamentali:

  • L’enigma della resurrezione: Lo scrittore, dichiaratamente ateo e anticlericale, ha confessato di essere partito per questo viaggio con una domanda intima e universale: “Santità, posso dire a mia madre che quando morirà rivedrà suo marito?“. Questa domanda, apparentemente ingenua, ha condotto a una riflessione sul cuore del cristianesimo e sul mistero della resurrezione della carne e della vita eterna. Cercas ha citato Feuerbach, sottolineando come il desiderio di superare la morte sia centrale nella dottrina cristiana.
  • Un Papa “radicale del Vangelo”: L’analisi di Cercas su Papa Francesco lo dipinge come un “radicale del vangelo”, un uomo che vuole riportare la Chiesa alla sua essenza primitiva, in linea con lo spirito del Concilio Vaticano II.
  • L’immigrazione come imperativo morale: Il tema dell’immigrazione è stato affrontato come una questione politica ma soprattutto come un imperativo morale, con il Papa che fin dall’inizio del suo pontificato ha levato la sua voce in difesa di coloro che cercano un futuro migliore. Cercas ha sottolineato come l’Europa abbia il dovere di accogliere queste persone.
  • La “sinodalità”: una rivoluzione nella Chiesa? È emerso il concetto di sinodalità, inteso come una forma di “potere del popolo di Dio”, in cui i fedeli hanno la possibilità di esprimersi e di confrontarsi con la gerarchia. Il recente respingimento di un documento sinodale è stato interpretato come un segno di questa “rivoluzione” in atto.
  • Nazionalpopulismo e il futuro dell’Europa: Verso la fine del suo intervento, Cercas ha offerto una lucida analisi del nazionalpopulismo, vedendo in figure come Meloni e Trump degli esponenti di un movimento pericoloso, geneticamente unito al fascismo ma diverso. L’unica risposta a questa deriva, secondo Cercas, è un’Europa federale veramente unita.

Successivamente, la trasmissione ha accolto Ezio Mauro, autore de “La mummia di Lenin”. L’intervista si è concentrata su un’altra forma di “fede”: quella comunista, rappresentata simbolicamente dal corpo imbalsamato di Lenin.

I punti chiave dell’intervento di Ezio Mauro hanno riguardato:

  • Il comunismo come “fede” laica: Mauro ha spiegato come il comunismo, pur privo di riti religiosi tradizionali, abbia sviluppato propri “miti” e simboli, con la figura di Lenin elevata a fondatore eterno. La mummia di Lenin rappresenta la “fissità del granito rosso” e la pretesa di una storia che cominci da quella rivoluzione.
  • L’ossessione imperiale russa: L’analisi si è poi spostata sull’eterna ambizione imperiale russa, un filo conduttore che lega i principi, gli zar, i dirigenti sovietici e Vladimir Putin. Mauro ha sottolineato come Putin non rimpianga il comunismo in sé, ma l’aura di autorità e la “cintura di sicurezza” che esso garantiva. L’ossessione per il territorio e la paura di essere “smembrati” sono elementi centrali della mentalità russa.
  • La guerra in Ucraina: radici storiche e errori occidentali: Mauro ha analizzato l’aggressione russa all’Ucraina, sottolineando come l’invocazione alla “fraternità” da parte di Mosca sia smentita dalla violenza. Tuttavia, ha anche evidenziato un errore dell’Occidente nell’aver sottovalutato la persistenza dell’anima imperiale russa dopo la caduta dell’Unione Sovietica, relegando la Russia a un ruolo secondario.
  • L’ombra della Guerra Fredda e l’ascesa dell’autocrazia: Mauro ha ricordato come la Russia non abbia mai pienamente elaborato la sconfitta nella Guerra Fredda. Putin ha saputo intercettare un sentimento anti-democratico e anti-occidentale diffuso nel mondo, proponendo un modello di “democrazia illiberale”.
  • Trump e la fine della globalizzazione: L’ultima parte dell’intervista si è concentrata sulle politiche protezionistiche di Donald Trump, viste come una rottura con l’era della globalizzazione e del liberismo. Mauro ha espresso stupore per la mancanza di reazioni da parte del mondo economico e ha messo in guardia sulle possibili conseguenze negative per gli Stati Uniti e per l’Europa. Ha evidenziato come la politica di Trump, basata sulla “performance” e sulla semplificazione, riduca i cittadini a meri spettatori.
  • L’importanza di un’Europa unita: Di fronte alla sfida rappresentata dalle politiche di Trump e dalle dinamiche geopolitiche globali, Mauro ha ribadito con forza la necessità di un “salto” per l’Europa, trasformandola in una vera autorità politica capace di agire come protagonista nelle crisi mondiali.

La puntata si è conclusa con un accenno a un’intervista inedita a Papa Francesco del 2023 che sarebbe andata in onda successivamente, promettendo ulteriori spunti di riflessione sulla complessa figura del Pontefice. Citando Nietzsche, si è sottolineata l’importanza di figure “esemplari” capaci di indicare come si deve vivere, qualità che sembrano mancare nel panorama politico attuale.

Michele Iovinella

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